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Dalla campagna alla città: la resistenza è servita a tavola

Dalla campagna alla città: la resistenza è servita a tavola

Implementare le connessioni tra contadino e cittadino, perché nasca una nuova forma di co-produzione. Partendo da dove? Da casa propria.

Carlo Petrini, fondatore e presidente di Slow Food

È così che si immagina la filiera alimentare del futuro Carlo Petrini, che mercoledì 10 marzo ha partecipato al nostro romanzo-evento online Il Grande Trasloco (guarda qui).

È una sfida che riguarda i grandi agglomerati urbani, e porta con sé un nuovo modello di produzione e consumo tra i territori. Roma per esempio, otre ad essere una città con 2,8 milioni di abitanti, ha 58 mila ettari di terreni coltivati, il 45 % di tutta l’estensione della Capitale, tanto che può vantare di essere il Comune agricolo più grande d’Europa.
Ma i prodotti coltivati sotto casa arrivano sulle tavole dei romani?

Le filiere del cibo, ossia tutti i passaggi che portano dai campi al consumatore, determinano non solo il prezzo e la qualità di quel che comperiamo, ma anche la qualità della vita di chi ci lavora, e dell’ambiente in cui viviamo. Per questo sono così importanti.

Molte città si sono dotate (o sono in procinto di farlo) di una “Food Policy”, una politica del cibo che cerca di intervenire su più fronti: la riduzione degli sprechi, l’accesso a prodotti di qualità anche per le famiglie più povere, l’educazione ad una sana alimentazione dei bambini, la valorizzazione di prodotti locali tipici. Sono 27 le città italiane che hanno sottoscritto il “Milan Urban Food Policy Pact”, che rappresenta la principale eredità di Expo2015 dedicato al tema “Nutrire il pianeta, energia per la vita”.

La grande sfida di questo secolo è quella di riappropiarci di un’alimentazione sana, e per questo dobbiamo sostenere l’economia locale della produzione alimentare.

Carlo Petrini

Non è un passaggio né facile né scontato. Ci sono Comuni e associazioni che ci stanno provando.

La “Rete italiana politiche locali del cibo”, gruppo composto da più di 350 tra accademici, ricercatori, amministratori e attivisti, ha realizzato un approfondito studio e mappatura delle diverse esperienze di Food Policy in Italia. E così si scopre che Torino ha la fortuna di contare su circa 300 aziende agricole sparse nella sua provincia che quotidianamente fanno arrivare in città prodotti freschi, che si possono acquistare negli oltre 40 mercati municipali (che quasi sempre hanno una sezione dedicata alla vendita diretta da parte dei produttori), oppure nei 15 mercati agricoli organizzati con scadenza settimanale.

A Milano, con la vicesindaca Anna Scavuzzo delegata alla Food Policy, lo sviluppo della politica del cibo ha permesso di farsi trovare pronti nel momento in cui, con lo scoppio della pandemia e il lockdown, è stato necessario organizzare, insieme alle realtà del Terzo settore e del volontariato, una distribuzione senza precedenti di pacchi alimentari alle famiglie in difficoltà. Questo grazie alla creazione, negli anni precedenti, degli Hub di quartiere contro lo spreco alimentare (nel 2019, per esempio, quello di Via Borsieri ha redistribuito 77 tonnellate di cibo a 3.950 persone) e alla predisposizione di piani di recupero delle eccedenze dalle mense scolastiche e dal Mercato Ortofrutticolo.

Le Food policy, come si legge nel dossier, non sono solo un appannaggio delle grandi città, possono interessare anche territori rurali dove assumono il ruolo di traino dello sviluppo locale sostenibile. È il caso, ad esempio, del comune di Castel del Giudice (Molise), il quale, attraverso il Piano del Cibo e una virtuosa collaborazione con l’Università del Molise, ha messo in piedi una strategia per evitare lo spopolamento dell’area e fornire occasioni di sviluppo socio-economico facendo leva sulle caratteristiche paesaggistiche, agricole e ambientali. Oppure il Comune di Tollo (Abruzzo) che ha approvato la propria Politica del Cibo, con l’intenzione di valorizzare la produzione vitivinicola e così sviluppare l’economia locale, promuovere la biodiversità e la cultura di una sana alimentazione.
Matera sta invece realizzando un Atlante del Cibo, che fa conoscere le diverse realtà delle filiere locali oltre che studi e iniziative. Ci sono poi città costiere, come Ancona, Genova, Livorno e Palermo, che hanno avviato progetti per difendere e valorizzare il pescato locale.

La politica del cibo, dunque, bussa alle nostre case. Perché arrivi fino ai nostri piatti servono le scelte di tutti. Il cibo, prima di essere una questione di gusto, è una questione di salute, ambiente, giustizia, solidarietà. 


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