La pandemia sarà ricordata anche per le fila. Non solo ai supermercati, ma anche ai centri di distribuzione di pacchi alimentari. Sarà anche ricordata, speriamo, per i migliaia di volontari che hanno portato cibo e beni di prima necessità a domicilio alle persone colpite dalla crisi economica innescata dal virus. Il Covid-19 ha ridotto in povertà migliaia di persone.
A Milano la Diocesi, in collaborazione con il Comune, ha istituito il Fondo San Giuseppe per sostenere coloro che hanno perso il lavoro. Ebbene, da marzo 2020 ad oggi ha erogato quasi 5 milioni di euro a 2.454 persone. I beneficiari del Fondo San Giuseppe sono per lo più uomini (il 53,8%) e la fascia di età più rappresentata è quella tra i 35 e i 44 anni (36,5%).
Il Fondo prevede un contributo mensile (per tre mesi) ai dipendenti a tempo determinato cui non è stato rinnovato il contratto, ai lavoratori precari, ai lavoratori autonomi, alle collaboratrici familiari e altre categorie di lavoratori fragili rimasti senza lavoro dopo il primo di marzo 2020. C’è chi ha dovuto chiedere una proroga del contributo, oltre i tre mesi: sono in difficoltà soprattutto i lavoratori del settore della ristorazione (36,6%) e di quello alberghiero (12,7%).
L’analisi dell’andamento di questi 12 mesi consente alcune ulteriori osservazioni: calano gli italiani che chiedono aiuto, passando dal 48% (aprile 2020) al 41,3% (marzo 2021), mentre appaiono in particolare difficoltà le famiglie con figli piccoli (le coppie con uno o due minori salgono dal 35,9% al 38,5%, confrontando i due periodi). Sono inoltre sempre più numerosi i cassaintegrati: oggi sono più di un terzo dei beneficiari (38,4%), mentre erano un quarto (26,4%) all’inizio della pandemia.
Gli effetti collaterali della pandemia non si esauriranno tanto rapidamente. Non sappiamo inoltre quello che potrà accadere in futuro quando sarà tolto il blocco dei licenziamenti. Probabilmente la crisi assomiglierà sempre più ad un’onda lunga e a finire sommersi saranno i più deboli. Per questa ragione avremo bisogno nella nostra cassetta degli attrezzi di più strumenti. Mentre dobbiamo continuare a sostenere le famiglie anche con misure di assistenza come i contributi a fondo perduto e gli aiuti alimentari, dovremo contemporaneamente promuovere la riqualificazione professionale e orientare chi perde il lavoro verso quelle imprese che hanno già reagito o non sono state investite dalla crisi.
Luciano Gualzetti, direttore di Caritas Ambrosiana
La pandemia sarà però ricordata anche per la generosità dei molti che hanno dedicato tempo o denaro per aiutare chi è in difficoltà. Ai 4 milioni di euro iniziali del Fondo San Giuseppe, offerti due dal Comune e due dall’Arcidiocesi, si sono aggiunte donazioni per una cifra di 3.616.353 euro. A tale somma hanno contribuito per il 66% singoli cittadini, per il 32% imprese e per il 2% altri soggetti. Con il versamento anche di altri enti istituzionali la cifra totale giunta al Fondo è stata sino ad oggi di 8.349.985 euro, oltre la metà della quale appunto è già stata distribuita.
“Sento il dovere di ringraziare i donatori, tutti coloro che si sono sentiti interpellati dalla situazione di emergenza”, ha dichiarato l’Arcivescovo, mons. Mario Delpini, durante la presentazione dei dati.
Alla conferenza stampa era presente anche il Sindaco, Giuseppe Sala:
Sono davvero fiero di aver sostenuto, sin dalla sua istituzione, il Fondo san Giuseppe. Purtroppo, la crisi generata e alimentata dalla pandemia Covid-19 ha colpito molte famiglie milanesi e del territorio diocesano: oggi, come un anno fa, è fondamentale intervenire con un sostegno economico e morale tempestivo.
Questa sera alle 18, qui sul sito, incontreremo in diretta live Luciano Gualzetti, direttore di Caritas Ambrosiana, e Roberto Sensi, Responsabile Programma Povertà Alimentare di ActionAid Italia, per parlare di povertà alimentare. Cercheremo le risposte su come poter costruire un futuro in cui tutti abbiano accesso al cibo.