Un lavoro sano tutela l’umanità. Incontro con Aboubakar Soumahoro
- Mercoledì 29 settembre, alle ore 18
Il lavoro “invisibile”, quello dei migranti che raccolgono verdure, ortaggi e frutta nelle campagne del Nord, del Centro e del Sud Italia, è un fenomeno che chiama in causa tutti noi, come cittadini e come consumatori. Non solo specchio di una violazione dei diritti umani, ma anche di un’organizzazione della società incapace di cura.
Questo mondo è quello descritto da Aboubakar Soumahoro, nato in Costa d’Avorio, laureato in Sociologia all’Università di Napoli, attivista e militante sindacale, tra i fondatori della “Coalizione Internazionale Sans-Papiers, Migranti e Rifugiati” e della Lega Braccianti.
Lo sfruttamento è una forma di sopraffazione che si determina quando qualcuno si appropria del valore del lavoro altrui. Rispetto a solo vent’anni fa, questa forma di sopraffazione si manifesta con caratteristiche e aspetti inusuali. Lo squilibrio dei rapporti di forza tra capitale e lavoro, accompagnato dall’indebolimento delle forze politiche e sindacali, ha visto nascere forme legalizzate di precarietà, che hanno rotto ogni legame di solidarietà trasformando donne e uomini in un esercito di braccianti a cottimo. Questo paradigma, oltre all’impoverimento del ceto medio, ha spinto i giganti economici a massimizzare i profitti attraverso vari meccanismi tra cui la delocalizzazione e il dumping sociale. In questo contesto, i lavoratori vengono sempre di più isolati, indeboliti e atomizzati.
Umanità in rivolta (Feltrinelli, 2019)
Ad Aboubakar Soumahoro chiediamo perché ha ritenuto necessario e impellente, nel Ventunesimo secolo, tornare a rappresentare gli interessi dei braccianti, una classe che non ha più avuto voce, almeno dalla fine degli anni Sessanta.
Vi diamo appuntamento a mercoledì 29 settembre, ore 18, qui sul nostro sito.
