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Parità di genere? Forse tra cent’anni. Il ruolo degli investitori responsabili

Parità di genere? Forse tra cent’anni. Il ruolo degli investitori responsabili

Lo sfruttamento e la discriminazione delle donne nei luoghi di lavoro sono due mali che non conoscono confini. Secondo il Global Gender Gap Report 2021, curato dal World Economic Forum, per colmare il divario di genere nel mondo ci vorrà ancora più di un secolo, per l’esattezza 135,6 anni. La crisi pandemica inoltre ha peggiorato la condizione delle donne in molti Paesi.

Nessuno ha la bacchetta magica per cambiare subito in meglio la situazione, però qualche passo importante è possibile farlo. Anche nel mondo della finanza. Questo settore in passato si è fatto notare per comportamenti scorretti o per un approccio speculativo, eppure può fare molto per combattere le iniquità e le discriminazioni e creare sviluppo e giustizia.

Come nel caso della finanza etica per il settore tessile, settore economico in cui la manodopera è spesso di genere femminile. Le produzioni da alcuni decenni sono state spostate nei Paesi del sud est asiatico e nell’Est Europa, dove le normative in tema di diritti dei lavoratori sono meno stringenti. E la manodopera viene pagata meno di quel che è necessario per una vita dignitosa in quegli stessi Paesi.

La Campagna Abiti Puliti, che da anni denuncia questa situazione, ha creato lo Europe Floor Wage: un metodo per calcolare un salario dignitoso per i lavoratori del comparto tessile applicabile ai diversi Paesi dell’Europa centrale, orientale e sud-orientale, in cui sono impiegati più di 2,3 milioni di persone, prevalentemente donne

E per sostenere una giusta remunerazione delle lavoratrici e dei lavoratori del comparto tessile, un gruppo di investitori responsabili internazionali, tra cui l’italiana Etica Sgr, si sono impegnati affinché la selezione dei titoli azionari e obbligazionari in cui investono i fondi (anche nel settore tessile) avvenga solo a valle di un rigoroso processo di analisi che integra temi ambientali, sociali e di governance.

Se da una parte il mondo finanziario può dunque concorrere a ridurre le iniquità dall’altro può dimostrare che, con un approccio etico e responsabile, “gli affari” vanno anche meglio

Le organizzazioni che fanno tesoro delle diversità mettono i propri dipendenti in condizione di partecipare fino in fondo alla vita aziendale e ampliano la propria capacità di attuare un miglioramento continuo”, scrive Arianna Magni sul sito di Etica Sgr, di cui è Head of Institutional and International Business Development. E cita un report della società di consulenza McKinsey in cui si evidenzia la relazione positiva tra diversità etnica, culturale e di genere negli executive team e la probabilità di ottenere una “sovra-performance finanziaria da parte delle aziende”. 

Un altro report, intitolato “Womenomics” e redatto da Goldman Sachs, ha dimostrato che le aziende con più donne tra i manager hanno storicamente registrato performance migliori. Tuttavia, dice lo stesso rapporto, resta il problema del gender pay gap, ovvero la disparità salariale tra uomo e donna (a parità di ruoli ricoperti) che si attesta ancora intorno al 12-18%. Quest’ultimo dato, sconfortante, forse conferma che ha ragione il World Economic Forum quando prevede che ci vorrà più di un secolo per eliminare ogni discriminazione di genere. Però qualche passo per accorciare questo secolo è possibile farlo. La finanza etica, quindi, permette di incidere in modo positivo sul Pianeta, in un certo senso di “votare con il portafoglio”.

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