Se qualcuno, in questo momento storico, mi dovesse chiedere a quale partito o area politica appartengo, gli risponderei che appartengo all’Appennino.
Paolo Piacentini
Appartengo a un territorio.
Appartengo a una terra che ti dà molto e che ha bisogno di essere ricambiata con amore in termini di conoscenza e di cura.
Inizia così “Appennino atto d’amore” (Terre di mezzo Editore), libro scritto da Paolo Piacentini, fondatore di FederTrek Escursionismo e Ambiente ed esperto di cammini per il Ministero Beni Culturali Un appassionato diario di viaggio del cammino di Paolo e del suo amico Beppe, da Riomaggiore a Castel Madama, dal mare della Liguria al Lazio. Un percorso nelle terre alte, sugli Appennini, la spina dorsale dell’Italia, “la sua identità pastorale”, come scrive Paolo Rumiz, nella prefazione del libro.
Una fuga temporanea e un momento per riflettere, alla ricerca del senso profondo dell’esistere: l’amicizia, l’amore per la montagna, i suoi paesaggi, la sua gente, i luoghi che si spopolano e i giovani che ritornano.
Quelle dell’Appennino sono “montagne da cui dipende la vita di tutti, anche di chi è in città”, sottolinea Paolo.
La montagna italiana ha bisogno di un progetto di ampio respiro, capace di sporcarsi le mani affrontando le contraddizioni del presente.
La montagna non vota, ma fa sentire la sua presenza quando viene dimenticata e abbandonata. Dobbiamo avere le idee chiare: va detto con forza che la presenza dell’uomo, equilibrata, sostenibile e capillare, è fondamentale. Non ci può essere cura e manutenzione della montagna se il presidio umano non è diffuso.
L’Appennino è equilibrio tra uomo e natura e ogni metro della sua terra è permeato dalla storia umana, così come lo sono anche i territori interni alle aree protette.
Nelle prime pagine, Paolo scrive: “Uno dei mali del presente è il vivere senza la consapevolezza di essere parte della geografia dei luoghi in cui si abita”. Ma cosa significa avere questa consapevolezza? Chiediamo a Paolo.
Purtroppo, molto spesso, siamo residenti in un luogo, ma lo viviamo da stranieri, da persone concentrate sulla propria attività o in una dimensione domestica, senza conoscere davvero il mondo che ci circonda. Se un luogo non lo conosciamo, difficilmente possiamo esserne custodi amorevoli. Oggi è sempre più urgente riprendere a curare i luoghi che ci ospitano e le comunità a cui apparteniamo.
Esistono storie di comunità e imprenditoria sostenibile che possono rappresentare un modello replicabile per chi sogna un abitare diverso in montagna. Una di queste è Cascina Barbàn, il progetto di un collettivo – Maurizio, contadino e cantautore, front-man della band Ex-Otago, la sua compagna Martina, Pietro e Maria Luz – che ha rigenerato una borgata rurale in Val Borbera, in provincia di Alessandria.
Andremo a trovarli per scoprire come e perché tornare a vivere in Appennino.
Appuntamento mercoledì 12 maggio, ore 21, qui sul sito.